Il territorio è un palinsesto:

le diverse generazioni vi hanno

scritto, corretto, cancellato e aggiunto.

(André Corbòz, 1985)


Oggi le città sono il luogo del cambiamento incontrollato dell’inarrestabile processo dialettico tra società e spazio. All’urbanistica sfugge la complessità delle città e del loro quotidiano farsi e disfarsi. La moltitudine di processi ciclici umani, economici e ambientali che avvengono nei centri urbani, si sottrae alla pianificazione, tanto da non riuscire a essere disegnati sulle mappe. La fotografia è uno strumento in grado di rappresentare la complessità contemporanea e di supportare le prefigurazioni del futuro dei nostri territori. 

I paesaggi in attesa sono luoghi di conflitti e disuguaglianze, ma anche di sogni e voglia di riscatto sociale. Sono un’indagine tra i materiali di risulta della dismissione industriale, intere Ghost-Town abbandonate in seguito a eventi calamitosi, pezzi di città che hanno esaurito il loro ciclo di vita in seguito ai cambiamenti socioeconomici, in attesa di essere rigenerati e reinseriti nel metabolismo urbano. Riconoscere questi luoghi vuol dire impadronirsene. In quest’epoca di forti cambiamenti è fondamentale capire le rivoluzioni in atto nella nostra società, in modo da poter mitigare le prossime crisi che dovremo affrontare da questo drammatico periodo storico in poi. 

Queste tematiche sono trattate ampiamente nei contributi più rilevanti degli ultimi decenni, dalle storie più minute del “Wasting away” di Kevin Lynch a quelle fuori scala dei più fotogenici “drosscape” nord-americani raccontati da Alan Berger.

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